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Dalle case intelligenti all’ambient computing

da | 2 Feb 2022 | Blog

Un po’ di storia

Nel film 2001: Odissea nello spazio del 1968 di Stanley Kubrik troviamo il primo scontro tra un computer dotato di voce e un essere umano. Certo, la portata dello scontro è molto più drammatica della lotta quotidiana per farci capire dall’assistente vocale che abbiamo in soggiorno e delle incomprensioni, talvolta ridicole, che nascono con questi straordinari dispositivi!

Era l’Aprile 2010 quando la Apple ha acquisito un’azienda chiamata Siri che, qualche mese prima, aveva rilasciato una app omonima per iOS dotata di un motore di speech recognition basato su algoritmi di machine learning. Col rilascio di iPhone 4S (4 Ottobre 2011) Siri è stato poi integrato nel sistema operativo iOS e da quel momento è diventato una parte integrante di tutti i prodotti Apple rilasciati negli anni successivi.

L’accoglienza fu tiepida, soprattutto per la mancanza di flessibilità e per l’incapacità di comprendere accenti dialettali, però tutti apprezzarono la possibilità di lanciare comandi vocali che potessero interagire col telefono, l’agenda e le e-mail dell’utente.

Alla conferenza Build del 2014, venne mostrato per la prima volta Cortana, l’assistente vocale della Microsoft, installato su un Windows Phone 8.1. Nel Novembre del 2014 Amazon annunciò Alexa, installato sui primi prodotti Echo (qui trovate una carrellata di tutti i dispositivi rilasciati negli anni successivi). L’importante novità è che l’assistente vocale usciva dal nostro telefono e dal nostro computer per entrare nelle nostre case.

Alexa fu sviluppato a partire da un prodotto chiamato Ivona, inventato in Polonia e ispirato, guarda caso, sempre al film di Kubrick. La scelta del nome fu dovuta alla presenza della consonante x, più semplice da riconoscere per l’attivazione (qui, il nostro Salvatore Merone ci ha spiegato le difficoltà dell’attivazione vocale).

Il primo prodotto sviluppato da Google fu invece annunciato nel Maggio 2016 (qui trovate il video mostrato a Google/IO) e messo sul mercato negli Stati Uniti a novembre 2016 e in tutto il mondo nel 2017. Era il Google Home che oggi tutti conosciamo.

Pian piano le nostre case si sono riempite di assistenti virtuali di ogni marca, prezzo e capacità. Gli stessi assistenti sono stati resi disponibili contemporaneamente sui nostri telefoni e tablet. I dispositivi tendono ad avere un prezzo basso, talvolta ci vengono regalati o inseriti gratuitamente nei nostri televisori. Per chi lavora nel mondo delle soluzioni tecnologiche è naturale possedere queste “meraviglie” (nel mio caso ho perso il conto) così come tutti quei dispositivi in grado di interagire con essi.

Oramai siamo entrati nell’era del cosiddetto “Ambient Computing”. Ma di cosa si tratta?

Ambient Computing

La definizione è quella di un ambiente (casa, postazioni di lavoro, spazi pubblici, ospedali) in cui dispositivi intelligenti gestiscano dati e prendano decisioni basate su algoritmi di AI. Questi dispositivi sono sensibili e responsivi alla presenza di esseri umani nonché capaci di eseguire tacitamente delle operazioni in background.

Quali sono gli ingredienti per arrivare a questi risultati?

  • Internet of Things (IoT): un ecosistema di dispositivi equipaggiati con sensori in grado di raccogliere dati ambientali e trasmetterli a degli hub centralizzati, magari sul cloud, per processarli tutti.
  • Machine Learning, di cui abbiamo parlato qui.
  • Regole Condizionali: consentono ai dispositivi, grazie ai due punti precedenti, di agire in una certa maniera date le giuste condizioni. Può essere una regola semplice come, ad esempio, sollevare le persiane al mattino oppure allertare qualcuno in casa sulla presenza di una persona all’ingresso.
  • Integrazione semplice: tutto deve essere messo a disposizione senza installazioni e configurazioni complesse (pensate ad esempio ad Alexa che è in grado di rispondere al campanello di casa anche quando non ci siete).

Vediamo quali sono le ultime novità e tendenze ad inizio 2022 analizzando i principali produttori.

Amazon

Alla conferenza re:Invent 2021 ci sono state diverse presentazioni dedicate ad Alexa. Anzitutto, ci sono stati forniti dei dati esatti molto interessanti che ci dicono quanto siano davvero pervasivi nella nostra società i dispositivi Amazon. Nel mondo ci sono centinaia di milioni di apparecchi che utilizzano Alexa.

Ok, abbiamo bisogno di altre metriche perché il semplice possesso non è indicativo di un reale coinvolgimento dell’utente. Su Alexa sono installate delle applicazioni dette skill. Vengono scaricate? Usate? Amazon ci dice che il numero di interazioni coll’ utente è nell’ordine dei 50 miliardi per mese e questo numero sta crescendo al ritmo del 40% l’anno.

Cosa fanno queste skill? Se le dividiamo in categorie troviamo dei risultati sorprendenti. Anzitutto ci sono quelle musicali. Un musicista indipendente, non necessariamente una star, può letteralmente costruire una connessione diretta coi suoi fan. Ci sono poi quelle audio, dove per audio non intendiamo necessariamente musica: effetti sonori, suoni per il sonno, mixer audio (“Alexa, suona il meme XXX”). La terza categoria più in crescita è quella del gaming: navigare grazie alla voce in un mondo di fantasia o semplicemente rispondere a dei quiz sulla propria squadra del cuore.

Ci sono circa 130000 skill pubblicate (senza contare quelle sviluppate privatamente per hobby) e gli sviluppatori Alexa sono in grado anche di monetizzare il proprio lavoro.

Amazon è convinta che gli assistenti non debbano trovarsi solo nei nostri soggiorni, ma che possano essere installati ovunque aggiungano valore a un business: è il progetto Alexa Smart properties. Gli esempi citati sono alberghi, ospedali, case di riposo per anziani e persino postazioni di lavoro.

Prendiamo in considerazione un albergo. Un addetto alle pulizie, durante il suo giro mattutino, può trovare che in una stanza la doccia ha un problema idraulico. Quanto è complesso ed efficiente il processo di segnalazione del problema alla squadra di specialisti che deve risolverlo? Non è più semplice avere una skill che consenta tramite una segnalazione vocale di aprire subito un ticket? Per ulteriori dettagli vi rimando al seguente video.

Ci sono circa 140.000 prodotti per smart home che possono essere controllati da Alexa (e non pensate solo alle lampade e ai termostati!). Qui potete dare un’occhiata a quelli che hanno avuto maggiore successo.

Quali sono i nuovi dispositivi creati in casa Amazon? Echo Show 10 (di quarta generazione) ha una base rotante in grado di seguire i movimenti della persona che sta parlando. È stata anche annunciato Echo Show 15, interessante perché potrebbe creare un nuovo trend: ha, infatti, uno schermo full HD da 15,6”, il più grande fin qui creato. L’ultimo prodotto che voglio citare è Astro, un robot autonomo che è un dispositivo Alexa in grado di muoversi per casa e di comunicare con persone.

Sappiamo che il 63% della popolazione totale degli Stati Uniti usa un assistente vocale quotidianamente (NPR AND EDISON RESEARCH: THE SMART AUDIO REPORT). E globalmente? Ci sono 1,83 miliardi di persone che usano assistenti vocali (Fonte: Statista) per una spesa totale di 7,3 miliardi di dollari nel 2020 (fonte Juniper).

Google

Qual è la direzione che sta prendendo Google? Nella keynote dell’evento Smart Home Summit 2021 è stato annunciato un piano decisamente ambizioso.

L’attenzione è quindi spostata sugli sviluppatori e sulle aziende che producono dispositivi per una casa sempre più intelligente. In soli cinque anni Google è arrivata a prodotti quali Nest, alla app di Google Home, all’utilizzo su Android dei motori di AI offrendo un ecosistema a decine di migliaia di dispositivi quali lavatrici, frigoriferi, forni, lampadine, condizionatori d’aria e persino yogurtiere!

È ormai prossima (Primavera 2022) l’apertura del portale Google Home Developer Center dove si troveranno librerie software robuste e testate da utilizzare nei propri progetti per un qualsiasi dispositivo, dando però una preferenza a quelli che implementeranno il protocollo Matter (vedi paragrafo successivo).

Finalmente sarà disponibile un vero e proprio ambiente di sviluppo (Google Home IDE) sotto forma di plugin di Visual Studio Code che semplificherà, tra le altre cose, il collegamento al cloud Google per gestire il salvataggio dei log e la loro analisi.

Matter

Il nuovo protocollo aperto per applicazioni smart home è un progetto che ha attirato l’attenzione di aziende importantissime.

E’ nato dalla convinzione che i dispositivi di smart home dovrebbero essere sicuri, affidabili e semplici da configurare. L’uovo di Colombo è ovviamente il protocollo IP per consentire la comunicazione tra dispositivi, app mobile e servizi cloud.

Finora, nell’acquisto di questi dispositivi la nostra scelta è andata su quelli che fossero compatibili coll’ecosistema creato nella nostra casa. Prossimamente, invece, un dispositivo che seguirà le specifiche Matter sarà configurabile e gestibile attraverso qualsiasi sistema di controllo (ad esempio l’app Google Home o Siri o Alexa).

Apple

Rispetto alla concorrenza, solo nel 2022 Siri verrà messo a disposizione di dispositivi di terze parti. L’assistente vocale sarà reindirizzato attraverso un dispositivo HomePod. Alla conferenza WWDC è stata mostrata una demo basata su un termostato Ecobee. È stato annunciato anche il pieno supporto a Matter a partire dalla versione 15 di iOS.

Microsoft

In mancanza di un proprio assistente per la casa (e oramai da qualche anno anche di un sistema operativo mobile), Microsoft ha deciso di ricollocare sul mercato Cortana e di chiudere dal 31 Marzo l’app Cortana per iOS e Android, interrompendo anche il supporto a tutti i dispositivi che lo utilizzavano, comprese le cuffie Microsoft.

La linea principale è quella di integrare l’assistente nell’app mobile di Teams, un prodotto che ha avuto un’esplosione negli ultimi anni. Al momento, però, il supporto è disponibile solo per la lingua inglese. Cortana resta disponibile ancora sul sistema operativo Windows 11 e attraverso l’app Microsoft To Do.

Il futuro dell’ambient computing

Grazie alla diffusione di protocolli come Matter, ci si aspetta un forte incremento degli smart device nei prossimi anni. Come cambieranno? Probabilmente saranno più silenziosi, ossia in grado di anticipare le nostre richieste. Avremo meno bisogno di comandi vocali come “Hey Siri” o “Alexa” e soprattutto ci aspettiamo che saranno più veloci, più efficienti e meno rigidi visto che non servirà l’intervento umano per autorizzare ogni azione.

Jeff Blankenburg, del team Alexa di Amazon, ha raccontato in una sua presentazione i possibili scenari futuri dell’Ambient Computing. Cosa accomuna tutti gli esseri umani? Il fatto che ognuno di noi ha tante cose da fare (probabilmente troppe) e il nostro cervello è costantemente occupato a pensarci sopra. Come posso riuscire a fare tutte queste cose? Quando è stata l’ultima visita dall’oculista? Ho lasciato il forno acceso? Se pensiamo a un assistente personale basato sulla AI vorremmo che ci ricordasse tutto, che anticipasse le nostre necessità, che ci offrisse tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno esattamente al momento giusto e che ci permettesse di focalizzarci su quello che è veramente importante.

Ma per arrivare a questo risultato serve avere totale fiducia nei suoi confronti. Non dobbiamo avere il dubbio che sia poco affidabile, altrimenti il nostro cervello non si libererà mai veramente di quel caos di cui parlavo prima. L’esempio portato nel video è illuminante: quanta fiducia avete nelle vostre cuffie bluetooth e quanta invece nel fatto che il sole domani sorgerà? Se le cuffie non funzionano, non ci impressioniamo: al più aumenta la nostra frustrazione.

La fiducia è fondamentale nell’interazione tra un essere umano e un apparecchio tecnologico e lo sarà ancora di più nei prossimi 5-10 anni quando capiremo se il nostro soggiorno è pieno di gadget carini o invece di veri assistenti in grado di supportarci nella vita quotidiana.

Se siete curiosi di sapere come sfrutteremo le grandi potenzialità degli strumenti annunciati, continuate a seguirci!

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Salvatore Sorrentino